Ripulite dai rifiuti le rive del Tartaro. Tanta la plastica

Si sono ritrovati vicino al molino della Madonna di Erbè, sul confine, e in due ore hanno raccolto una montagna di rifiuti trasportati dalle acque del fiume Tartaro, che nel tempo si erano accumulati sulle sue rive. Sono i volontari della cooperativa Cà Magre di Isola della Scala che domenica, nell’ambito del progetto Palude della Pellegrina, hanno dedicato il loro tempo a ripulire e a differenziare le immondizie che giacevano sulle rive del fiume. Una marea di plastica, vetro, polistirolo, flaconi di detersivo che con le piene de fiume si sono accumulati nell’area della Palude della Pellegrina, zona naturalistica tutelata a livello regionale ed europeo. Alla fine sono stati raccolti diversi sacchi e cassette di rifiuti minuziosamente differenziati. La corrente del Tartaro ha portato anche assi e canne di bambù che i volontari hanno utilizzato per rinforzare gli argini. «È una iniziativa che bisognerebbe fare più volte all’anno perché il fiume porta continuamente rifiuti», dice Antonio Tesini presidente di Ca Magre, cooperativa isolana pionieristica nel biologico adottato nel lontano 1988, «e per questo chiediamo ancora una volta l’appoggio e il supporto delle amministrazioni comunali di Erbè e Isola della Scala, nonché del Consorzio di bonifica. A questi enti chiediamo un confronto costruttivo per la tutela e la valorizzazione di un biotopo importante che è la palude di Pellegrina». Tesini non si limita alle parole ma indica anche una possibile strada da percorrere insieme per raggiungere un unico obiettivo che sarebbe quello dell’istituzione di una riserva naturalistica protetta a livello intercomunale: «Proponiamo un patto di sussidiarietà fra ente pubblico, cooperativa e associazioni del territorio. Siamo convinti che non sia più prorogabile una reale salvaguardia di questo territorio».

Lidia Morellato (L’Arena)

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